Diagnosi e Trattamento

La sindrome di Hunter può essere estremamente difficile da identificare prima che organi e tessuti si danneggino in maniera irreversibile, perché spesso i primi segni e sintomi tendono a sovrapporsi e confondersi con i comuni malesseri dell’infanzia. 9

Nei soggetti con le forme attenuate, la malattia viene spesso diagnosticata tra i 4 e gli 8 anni, mentre nelle forme più severe di solito tra i 18 e i 36 mesi. 1 A causa della complessa progressione dei sintomi, spesso si osserva un ritardo importante tra comparsa dei primi segni e diagnosi finale di sindrome di Hunter. 5 La diagnosi tempestiva è fondamentale per migliorare gli esiti della malattia nei pazienti, e deve prendere in esame diversi fattori clinici, parametri biochimici e caratteristiche molecolari. 5 Per quanto riguarda la diagnosi clinica, richiede innanzitutto un’accurata storia clinica del paziente e dei suoi familiari. I pediatri sono presumibilmente le prime figure a incontrare un paziente con la sindrome di Hunter e che dovrebbero insospettirsi nel riscontrare una serie di segni e sintomi precoci, quali, per esempio, un gibbo (protuberanza) lombare, infezioni ricorrenti a carico delle orecchie, ernie, miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) o epatosplenomegalia (ingrossamento del fegato e della milza) progressiva che si manifesta prima dei 6 mesi di età, in aggiunta ad altri segni e sintomi tra cui dismorfismo facciale (tratti grossolani del volto, con naso e narici allargati), apnee notturne e disturbi a ossa e articolazioni, tra cui malformazioni ossee (disostosi) e sindrome del tunnel carpale. 5 I pazienti con sindrome di Hunter sono inoltre spesso soggetti a operazioni chirurgiche già in giovane età, soprattutto per ernia o sindrome del tunnel carpale, ben prima di una chiara diagnosi e che dovrebbero far insospettire il medico. 5 Fase cruciale nel processo di diagnosi è quindi il riconoscimento da parte del medico di un pattern caratteristico, o quadro generale, dei sintomi tipici della malattia. 5

Conferma della diagnosi

Quando il sospetto di sindrome di Hunter è stato formulato, il primo passo è la valutazione del livello dei glicosaminoglicani totali nelle urine (uGAG). 10 Un eccesso di GAG nelle urine indica, infatti, la probabile presenza di malattia. 5 Se questi livelli sono alterati, si procede con la misurazione dell’attività enzimatica 10 in cellule quali i fibroblasti cutanei, leucociti oppure plasma e siero. 5 Si tratta di una tipologia di esame che consente di determinare un’eventuale carenza nell’attività dell’enzima iduronato-2-solfatasi (IDS o I2S). Effettuarlo tramite test su goccia di sangue essiccata (Dried Blood Stain, DBS) si rivela uno strumento particolarmente utile per le analisi di screening. 5 Sebbene non sempre necessaria, può essere inoltre utile l’analisi molecolare genetica del gene IDS (o I2S). Qualora si identificasse una delle oltre 300 mutazioni a carico di questo gene, sarebbe opportuno estendere l’analisi genetica anche al resto della famiglia. Identificare la mutazione a carico del gene IDS può aiutare: 5

  • nella diagnosi molecolare accurata
  • nell’identificazione della portatrice
  • ad avviare una consulenza genetica
  • nella diagnosi prenatale accurata e tempestiva
  • nella valutazione della correlazione tra genotipo e fenotipo, cioè di come la malattia si manifesta a seconda del corredo genetico dell’individuo.

Il test genetico molecolare prenatale può essere eseguito se la mutazione a carico del gene IDS è nota all’interno della famiglia. 1 Se la madre è stata diagnosticata come portatrice della mutazione 4, il test prenatale consente una diagnosi precoce e rapida sul feto, tramite la misurazione dell’attività enzimatica dell’iduronato-2-solfatasi nei villi coriali all’undicesima settimana di gestazione o tramite il prelievo del liquido amniotico (amniocentesi) alla sedicesima settimana. 5

Ulteriori rischi

Nei pazienti con sindrome di Hunter sono comuni le anomalie cardiache, come il coinvolgimento valvolare o l’inspessimento della parete cardiaca. La cardiomiopatia è meno comune, ma può essere associata a un aumentato rischio di aritmia. 1 A causa delle patologie a carico delle vie respiratorie, esiste nelle persone affette da sindrome di Hunter un elevato rischio associato all’anestesia. 1 Un ulteriore pericolo legato all’anestesia è dovuto al coinvolgimento cervicale, che può comportare il rischio di lesione al midollo spinale. 11

Trattamento

Non vi è attualmente alcuna cura per la sindrome di Hunter, tuttavia, sono disponibili terapie che possono aiutare a curare molti dei sintomi principali. Chiedi al tuo medico per maggiori informazioni.

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